La distorsione di caviglia è uno dei tre infortuni più frequenti nella popolazione sportiva, in uno sport come il calcio può arrivare fino al 30-40%. Nella maggioranza dei casi la gestione di
questi traumi non richiede un intervento chirurgico ma può essere conservativa. Non dobbiamo poi dimenticare che gran parte di questi episodi distorsivi sono una recidiva (19% nel calcio), pertanto anche l’aspetto della “prevenzione” non può e non deve essere trascurato.
Di fronte a qualcuno che abbia appena subito un trauma distorsivo di caviglia, le prime misure da attuare sono immobilizzare l’articolazione ed applicare del ghiaccio (mai però a diretto contatto con la cute). In questa fase è consigliabile inoltre adottare la precauzione del carico “a tolleranza”: con l’aiuto di una o due stampelle, mettere sul piede tanto peso quanto lo conceda l’assenza di dolore. Questi accorgimenti concederanno il tempo necessario per affrontare in sicurezza un accurato processo diagnostico che è opportuno venga svolto in ambito ospedaliero (accesso al Pronto Soccorso) o da un medico esperto nella gestione di questo tipo di traumi.
La possibilità di una frattura va sempre presa in considerazione. La probabilità che questo evento si associ ad un episodio di distorsione di caviglia è inferiore al 15%, ma la sua eventuale presenza cambia in maniera significativa l’approccio iniziale con indicazioni nettamente diverse rispetto, ad esempio, alla concessione del carico e alla durata dell’immobilizzazione.
Una frattura può inoltre rappresentare uno dei casi in cui sia indicato richiedere un consulto chirurgico. I casi di gestione chirurgica delle distorsioni di caviglia sono sicuramente meno
frequenti ma proprio per questo è fondamentale che vengano individuate fin da subito le situazioni meritevoli di maggiori approfondimenti, ed è per questo che si consiglia un inquadramento medico del trauma, almeno in fase iniziale.
Il dolore al carico e/o a riposo, lo sviluppo di gonfiore, la comparsa di un ematoma, la limitazione della mobilità, la dinamica dell’infortunio attuale e l’eventuale presenza di infortuni precedenti sono tutti indizi preziosi per lo specialista al fine di formulare una diagnosi corretta e/o richiedere gli approfondimenti necessari a seconda del sospetto clinico.
Se sono presenti i criteri per sospettare una frattura andrà richiesta una radiografia, altrimenti, in questo tipo di trauma, l’ecografia è da considerarsi l’imaging di primo livello a supporto della clinica. Una RMN è invece indicata solo nel sospetto di lesioni intra articolari (condrali/osteocondrali) oppure per uno studio di secondo livello delle lesioni capsulo-legamentose nell’ottica di una possibile indicazione chirurgica. Una corretta diagnosi è il primo e fondamentale passo del percorso riabilitativo.