Nel metodo di lavoro utilizzato dal gruppo medico Isokinetic nel recupero della funzione ottimale dopo un infortunio è prevista la figura del chiropratico.
Chi è il chiropratico?
Conosciuto principalmente per i rilasci articolari o cosiddetti “crack”, il chiropratico non cerca di mettere a posto le articolazioni, ma di ottimizzare la comunicazione tra il cervello e le diverse parti dell’apparato muscoloscheletrico. Lo fa principalmente lavorando sulla colonna. La schiena o meglio la colonna vertebrale con i suoi dischi, legamenti e muscoli funziona come una tensostruttura che trasferisce le forze tra gli arti, consentendo la stabilità e la mobilità. In parole più semplici, la schiena lavora come una molla che traferisce le forze tra le anche e le spalle, quasi come un motore.
Alla fine degli anni 80 l’ingegnere Serge Grakovetsky nel suo libro “The spinal engine” descrive come i movimenti della colonna sono il motore principale che guida il bacino e gli arti inferiori nella camminata. Lo fa in maniera innata, seguendo lo schema motorio tipico della specie, e semplice appunto come camminare. La camminata o la deambulazione è infatti un meccanismo involontario che si basa su una coordinazione neuromotoria non volontaria. O meglio noi decidiamo dove andare e con che velocità farlo ma la sequenza dell’attivazione dei muscoli e la coordinazione tra loro va in automatico. Per fare un esempio, tutti hanno assistito ai primi passi di un bambino: l’essere umano non impara a camminare, quando il suo sistema nervoso ha il controllo delle strutture dedicate al cammino, si alza e va. Cosi come quando si rompe, zoppica in automatico seguendo compensi innati e adattandosi all’impossibilità di muoversi liberamente.
Nell’adattarsi il corpo cambia il suo normale modo di muoversi e porta stabilità dove prima aveva libero movimento. Per esempio, se si usano delle stampelle, si dovranno stabilizzare le scapole e occorrerà irrigidire il collo e il dorso per potersi muovere. Nel tempo questo porterà stanchezza e dolori. Ma non solo: cambierà il modo in cui il cervello percepisce il corpo nello spazio e il modo in cui gestirà la ripresa della mobilità futura.
Cosa fa il chiropratico?
Il chiropratico, nell’analisi attenta del movimento, verifica che tutti i segmenti della colonna svolgano il loro compito e cerca di mobilizzare le parti che si sono adattate riducendo la loro capacità di muoversi per consentire l’equilibrio nella camminata.
Le tecniche posso essere vigorose oppure delicate. La scelta è in funzione della integrità dei tessuti trattati, della sensibilità del paziente e dalla dolorabilità al momento del trattamento. Il crack non è una condizione indispensabile al raggiungimento del risultato.
L’integrazione della funzione neuromotoria è la base della chiropratica. Fin dalla sua nascita, infatti, la professione ha definito il suo gesto clinico non come manipolazione vertebrale ma aggiustamento per ricordare la centralità dell’integrazione tra la meccanica articolare e il sistema nervoso che lo controlla.
Dal 2017 il gruppo medico Isokinetic studia attraverso l’introduzione della Green Room lo stretto rapporto tra cervello e movimento nell’intento di ottimizzare la funzione nel recupero. Un gesto ottimizzato sia nel movimento articolare che nel controllo muscolare dovrebbe prevenire ricadute ed evitare reinfortuni.